La festa delle capanne, insieme alla pasqua e pentecoste, fa parte dei tre pellegrinaggi a Gerusalemme prescritti nella Torah. Si celebra il 15 del mese di Tishr, primo mese dell’anno (settembre- ottobre). In questo mese si celebrano: le capanne, il capodanno, il perdono.
La festa delle capanne è detta festa del raccolto o festa della nostra gioia, poiché la celebrazione avviene alla fine del raccolto e nella gioia. Risale al periodo della vendemmia, quando i contadini mettono al riparo dalle piogge i loro raccolti, sotto le tende. Nella fede biblica è memoria al tempo del deserto. E’ la festa in onore del Dio d’Israele.
La Torah comanda: "Celebrerete questa ricorrenza come festa in onore del Signore per sette giorni l’anno; legge per tutti i tempi, per tutte le vostre generazioni: la festeggerete nel settimo mese. Nelle capanne risiederete per sette giorni; ogni cittadino in Israele risieda nelle capanne, affinché sappiano le vostre generazioni che in capanne ho fatto stare i figli di Israele quando li ho tratti dalla terra d’Egitto" (Lev 23, 41-43).
Il nome capanne, Sukkot, ricorda, appunto, le capanne abitate dagli ebrei durante i 40 anni vissuti nel deserto, dopo l’uscita dall’Egitto. In questo tempo Israele imparò ad affidarsi a Dio, a credere nella sua fedeltà anche nelle prove. Il tempo trascorso nel deserto è stato tempo di prova: mancava l’acqua, il cibo, ma anche il tempo dell’esperienza della premura di Dio che ha protetto, nutrito e educato il popolo a vivere nella libertà ricevuta in dono.
Da sapere che
· La tradizione ebraica nel contesto della pentecoste legge il libro di Rut, che ricorda una storia di fedeltà, di Noemi, di Rut, ma soprattutto di Dio che guida gli eventi per portare salvezza e benedizione a chi in lui si affida.
· Per i cristiani, la pentecoste è il culmine del tempo pasquale. Celebra il dono dello Spirito del risorto che è la nuova legge del cristiano (At 2,19).
· La tradizione ebraica durante la festa delle capanne legge il libro del Qoèlet per ricordare che anche nella fragile esperienza umana Dio regala la gioia.
La festa delle capanne è detta festa del raccolto o festa della nostra gioia, poiché la celebrazione avviene alla fine del raccolto e nella gioia. Risale al periodo della vendemmia, quando i contadini mettono al riparo dalle piogge i loro raccolti, sotto le tende. Nella fede biblica è memoria al tempo del deserto. E’ la festa in onore del Dio d’Israele.
La Torah comanda: "Celebrerete questa ricorrenza come festa in onore del Signore per sette giorni l’anno; legge per tutti i tempi, per tutte le vostre generazioni: la festeggerete nel settimo mese. Nelle capanne risiederete per sette giorni; ogni cittadino in Israele risieda nelle capanne, affinché sappiano le vostre generazioni che in capanne ho fatto stare i figli di Israele quando li ho tratti dalla terra d’Egitto" (Lev 23, 41-43).
Il nome capanne, Sukkot, ricorda, appunto, le capanne abitate dagli ebrei durante i 40 anni vissuti nel deserto, dopo l’uscita dall’Egitto. In questo tempo Israele imparò ad affidarsi a Dio, a credere nella sua fedeltà anche nelle prove. Il tempo trascorso nel deserto è stato tempo di prova: mancava l’acqua, il cibo, ma anche il tempo dell’esperienza della premura di Dio che ha protetto, nutrito e educato il popolo a vivere nella libertà ricevuta in dono.
Da sapere che
· La tradizione ebraica nel contesto della pentecoste legge il libro di Rut, che ricorda una storia di fedeltà, di Noemi, di Rut, ma soprattutto di Dio che guida gli eventi per portare salvezza e benedizione a chi in lui si affida.
· Per i cristiani, la pentecoste è il culmine del tempo pasquale. Celebra il dono dello Spirito del risorto che è la nuova legge del cristiano (At 2,19).
· La tradizione ebraica durante la festa delle capanne legge il libro del Qoèlet per ricordare che anche nella fragile esperienza umana Dio regala la gioia.
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